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Chi siamo

Nei primi anni '50 la sola alimentazione assorbiva mediamente, in Italia, all'incirca il 50 per cento di tutte le spese private e c'era chi, pur vivendo in permanente stato di semi-inedia, doveva spendere, per alimentarsi, fino ed oltre l'80 per cento delle sue striminzite risorse. Inoltre, dilagavano sofisticazioni e frodi, anche grossolane, favorite da una legislazione tra le più arretrate; i prezzi erano praticati ad arbitrio di produttori e venditori, senza alcuna relazione con i costi; le lacune legislative e regolamentari non riguardavano soltanto l’alimentazione, bensì ogni altro settore della produzione e della distribuzione, per non parlare dei servizi di interesse collettivo, gestiti in regime di monopolio e senza alcun riguardo per gli utenti.

L'osservazione e la valutazione di questi fatti sono stati all'origine della decisione di fondare l'Unione Nazionale Consumatori, ufficialmente costituita il 25 novembre 1955.

Da allora molto è cambiato in meglio e una parte di merito è dell'Unione, anche se è un merito misconosciuto se non proprio negato. D'altronde, nel campo suo proprio, la funzione di un'organizzazione di consumatori è, grosso modo, quella dell'opposizione nel campo politico. Molti provvedimenti nascono per le pressioni, gli stimoli, le proposte di essa, ma difficilmente la maggioranza lo ammetterà pubblicamente.

Denunce, proteste, segnalazioni e proposte dell'Unione hanno originato numerose norme di legge e regolamentari che oggi rendono meno indifeso il consumatore.
Qualche esempio: la prima campagna contro le frodi olearie, condotta tenacemente dall'Unione, portò alla legge 13 novembre 1960 n. 1407 e successive modificazioni, con cui furono emanate le "Norme per la classificazione e la vendita degli oli d'oliva" e ad una successiva legge che ha regolato la produzione e la commercializzazione degli oli di semi. Si devono all’impegno dell’Unione anche le norme con cui si è stabilita una lista positiva dei coloranti e degli additivi chimici, in luogo delle liste negative che consentivano l'impiego di ogni colorante o additivo -anche nocivo- che non vi fosse compreso, e così quelle riguardanti la tutela delle denominazioni d'origine dei vini, la disciplina dell'igiene degli imballaggi, recipienti e utensili destinati a venire in contatto con le sostanze alimentari; la biodegradabilità dei detergenti sintetici; la data di scadenza degli alimenti; la produzione, la vendita, il confezionamento e l'etichettatura dei surgelati; la sicurezza degli impianti elettrici e a gas; le informazioni in italiano su tutti i prodotti; l'etichettatura obbligatoria dei tessili, grazie alla quale il consumatore può conoscere la composizione del capo che acquista. 

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Talvolta sono stati necessari molti anni e molta fatica: per la legge sull'etichettatura dei tessili ne sono occorsi undici e, per molto tempo, industriali e commercianti -ma anche qualche funzionario pubblico- si ostinarono a sostenere che non sarebbe stata mai approvata. Ora è legge dello Stato e l'articolo 25, relativo alle sanzioni che colpiscono chiunque violi la disciplina, prevede che l'estratto della sentenza di condanna sia pubblicato, a spese del condannato, anche sul giornale dell'Unione.
Finora inutili sono state le molte iniziative tendenti ad ottenere anche l'obbligatorietà di una "etichetta di manutenzione" dei tessili che, oltre tutto, limiterebbe l'enorme contenzioso con le tintolavanderie.

Diciotto anni sono occorsi perché fosse emanato il Regolamento d’attuazione della Legge 283 del 31 aprile 1962, la cosiddetta "legge quadro dell’alimentazione", nel frattempo più volte emendata ed integrata.

L’elenco potrebbe continuare e riempirebbe molte pagine, anche perché assai più si dovrebbe dire di provvedimenti, di controlli e persino di sequestri seguiti alla pubblicazione di indagini e prove comparative effettuate dall'Unione o a denunce o segnalazioni fatte all’Amministrazione pubblica, ai NAS e alla Magistratura. Di alcune di queste gli effetti si sono avuti molto tempo dopo perché le istruttorie, purtroppo, durano a lungo. Ma numerosi nodi, comunque, sono venuti al pettine, come dimostrano i molti decreti di espulsione dal mercato di prodotti fabbricati senza l’osservanza delle norme di sicurezza.

Chi, inoltre, può disconoscere come e quanto l'Unione si sia battuta per il "peso netto" e per la regolazione dei "saldi", per l'ammodernamento della rete commerciale, a cominciare dall'estensione degli orari d'apertura dei negozi; per la privatizzazione delle aziende di servizi d'interesse collettivo; per una riforma sanitaria che puntasse principalmente sulla prevenzione... A lungo sono sembrate battaglie perse, ma su molti di tali problemi si è legiferato e altri sono all'ordine del giorno del Parlamento o dell'Amministrazione.

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E' poco? Certo, in relazione a quanto ancora deve essere fatto ed anche perché oltre gli ambiti tradizionali del suo impegno (alimentazione, abbigliamento, salute, abitazione, sicurezza, servizi d’interesse collettivo, ecc.) l'Unione è continuamente costretta a confrontarsi anche su numerosi nuovi fronti: clausole vessatorie, giustizia alternativa per la risoluzione delle controversie, politiche di liberalizzazione, informazione, pubblicità comparativa, commercio elettronico... E’ però moltissimo se si considerano le condizioni in cui l’Unione ha lavorato e lavora, potendo tuttora contare su scarsissimi mezzi finanziari prevalentemente ricavati dalle quote d’associazione, dalla vendita delle sue pubblicazioni e da sporadici incarichi pubblici per ricerche e iniziative educative.
 


               Il fondatore del Comitato di Siracusa Luigi Giarratana con i suoi collaboratori

E' poco? Certo, in relazione a quanto ancora deve essere fatto ed anche perché oltre gli ambiti tradizionali del suo impegno (alimentazione, abbigliamento, salute, abitazione, sicurezza, servizi d’interesse collettivo, ecc.) l'Unione è continuamente costretta a confrontarsi anche su numerosi nuovi fronti: clausole vessatorie, giustizia alternativa per la risoluzione delle controversie, politiche di liberalizzazione, informazione, pubblicità comparativa, commercio elettronico... E’ però moltissimo se si considerano le condizioni in cui l’Unione ha lavorato e lavora, potendo tuttora contare su scarsissimi mezzi finanziari prevalentemente ricavati dalle quote d’associazione, dalla vendita delle sue pubblicazioni e da sporadici incarichi pubblici per ricerche e iniziative educative.

Con l’approvazione e l'entrata in vigore della legge 281 del 30 luglio 1998 che ha istituito il Consiglio nazionale dei consumatori e degli Utenti (CNCU) e ha legittimato le associazioni dei consumatori ad agire a tutela degli interessi collettivi, le Istituzioni hanno ora e finalmente contribuito al miglioramento e al rafforzamento della posizione del consumatore i cui diritti, anche per il positivo concorso di molte norme emanate dall'Unione Europea, sono oggi riconosciuti.

Per la tutela di tali diritti, nulla impedisce ai consumatori di agire individualmente, ma la complessità di leggi e regolamenti, lo sviluppo dei metodi e dei sistemi di produzione e di distribuzione, le sofisticate tecnologie in uso, la continua offerta di beni e di servizi del tutto nuovi, lontani dalla conoscenza e dall'esperienza del singolo consumatore, fanno sì che nessuno possa essere, da solo, giudice competente né disporre dei mezzi e degli strumenti per far valere sollecitamente e a costi contenuti le sue ragioni e i suoi diritti violati. Perciò il ricorso all’Unione Nazionale Consumatori diventa una strada quasi obbligata.

Proprio per questo, tra le attività più impegnative dell’Unione figura l’opera di assistenza e di consulenza ai consumatori, che risponde ad una crescente domanda sociale: nella sola sua sede centrale, in Roma, arrivano oltre 50 mila lettere e telefonate l'anno che si sommano alle richieste di informazioni e ai reclami formulati da chi si rivolge personalmente ai consulenti dell’organizzazione.

Tutti i Comitati locali dell’Unione, sparsi sul territorio, dedicano a tale attività la maggior parte del loro tempo e delle loro risorse.

La crescita di tale domanda sociale si è andata accentuando via via che le Istituzioni -innanzi tutto europee, ma anche nazionali- hanno mostrato attenzione per i problemi del consumo, accogliendo e traducendo in strumenti legislativi e/o amministrativi molte istanze del movimento consumerista, ma non sempre offrendo ai consumatori luoghi e procedure per manifestare le loro opinioni, i loro dissensi, i loro bisogni e i loro reclami, mentre quasi mezzo secolo di esperienza nel rapporto diretto con i consumatori e gli utenti consente all’Unione Nazionale Consumatori di mettere al servizio dei cittadini un grande patrimonio di servizi moderni ed efficienti, di provata serietà e qualità.

 

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